Mary Gauthier- Rifles and rosary beads

Mary Gauthier- Rifles and rosary beads

Un album liricamente complesso dalla musicalità semplice e legato alle radici ,un album profondo.

I brani sono stati scritti con l’aiuto di alcuni veterani di guerra ed i loro famigliari quindi raccontano drammi, tragedie. Poche persone sono in grado di rendere la tragedia cantando, di dare forza e spessore alle parole, Mary lo fà e bene, L’album è stato prodotto da Neilson Hubbard , tra i musicisti coinvolti abbiamo: il bravo Michele Gazich (violino)  Will Kimbrough  (voce, chitarra e mandolino), Neilson Hubbard (percussioni), Danny Mitchell (voce, piano, fiati), Kris Donegan (chitarra), Michael Rinne (basso), Beth Nielsen Chapman e Odessa Settles (background vocals).Un album di  una grande artista..un album da ascoltare  anche  perchè l’edizione italiana è corredata della traduzione dei brani.Un album di Mary Gauthier!

1920-2016: la Società Anonima Cooperativa di Consumo di Cogno, Sette Camini e e la Cooperativa Arcobaleno di Breno

1920-2016: la Società Anonima Cooperativa di Consumo di Cogno, Sette Camini e e la Cooperativa Arcobaleno di Breno

Era la seconda metà dell’Ottocento quando, a seguito dell’esperienza inglese di Manchester -dove, nel 1844, fu fondata la prima Cooperativa-, in Italia iniziarono a nascere le prime Cooperative di Consumo. Il loro scopo era quello di procurare agli associati tutti i generi necessari per la sussistenza delle loro famiglie.

Il boom delle cooperative si ebbe tra il 1900 ed il 1920, quando salirono da 2.000 a 21.500. La storia della Società Anonima Cooperativa di Consumo di Cogno parte proprio dal 1920: una storia che viene raccontata nella pubblicazione che la Cooperativa Arcobaleno di Breno ha voluto stampare nel 2017, per celebrare una delle istituzioni più importanti della Vallecamonica.

SocietaDiConsumo

Nata per volontà di Vittorino Olcese, dirigente dell’omonimo Cotonificio, la Società di Consumo ben presto espanse le proprie attività, iniziando non solo a fornire alimenti ai dipendenti dello stabile, ma dando loro anche vestiti: un’attività che, considerato l’alto numero di lavoratori in dote e la loro provenienza da diverse parti della Vallecamonica, era diventata di sostegno per numerose famiglie camune.

La pubblicazione, a cura di Giannino Botticchio ed Elena Casadei, non solo ne racconta la storia, ma offre anche la documentazione originale, pubblicando l’atto notarile di fondazione della Cooperativa, lo Statuto, l’elenco dei presidenti e dei suoi soci, tra cui comparivano numerosi operai, come previsto dallo Statuto stesso.

L’arrivo della grande distribuzione anche in Valle negli anni Settanta mise in crisi l’operato della Cooperativa, che nel 1984 cambiò lo Statuto, cedette il settore alimentare e diede in affitto parte della sua sede, che trovava spazio nel centro di Cogno, in via Vittorio Veneto, a pochi passi dalla chiesa parrocchiale. Nel 1998 il cambio di nome in Cooperativa Sette Camini, in ricordo del soprannome con cui la frazione era nota: la Cooperativa si specializza nel campo culturale, organizzando numerosi eventi in questo settore e contribuendo alla vita del paese in diversi modi, con mostre, donazioni ed iniziative per i bisognosi.

Agricola

Poi, nel 2016, la fusione con la Cooperativa Arcobaleno di Breno, a cui spetta il compito di valorizzarne le opere in campo sociale, promuovendo, ad esempio, la Cooperativa sociale Agricola, che ha il compito di insegnare un mestiere alle persone più in difficoltà e favorirne l’integrazione nella società. Proprio nel rispetto di questa tradizione, la Cooperativa stessa ha deciso di pubblicare la storia di quest’istituzione: un libro che si può trovare nelle biblioteche della Valle.

La chiesa vecchia di Sant’Andrea – Malegno

La chiesa vecchia di Sant’Andrea – Malegno

La chiesa si trova a Malegno in via Sant’Andrea.

Descrizione

La “chiesa vecchia” di Sant’Andrea fu originariamente un edificio romanico costruito nel XII secolo, la navata, rifatta nel XV secolo, venne ampiamente rimaneggiata nel XVII secolo.
La facciata occidentale dell’edificio, decorata in modo semplice, è composta da un portale cinquecentesco costruito in pietra grigia di Sarnico che riporta la scritta S. ANDREA ORA PRO NOBIS.
Sulla parete settentrionale vi è invece il portale quattrocentesco, in pietra Simona, che presenta un architrave decorata da una croce greca e degli elementi floreali. Sempre su questa parete si possono ammirare numerosi affreschi tra i quali un San Cristoforo e le storie della vita di Simonino di Trento databili tra il XV secolo e il 1517.
Anche l’interno si presenta affrescato da immagini di tipo devozionale, con Madonne in trono, Pietà, santi attribuibili alla scuola di Pietro da Cemmo, tra le quali è possibile ancora leggere il nome del committente. Particolari sono i dipinti del presbiterio, databili ai primi anni del Quattrocento, molto rari in Valle Camonica. Tra questi spicca il Cristo tra gli apostoli nella parte inferiore dell’abside, d’ispirazione tardo-gotica lombarda, una natività e un San Pietro.
Sul lato sud si trova il campanile, eretto nel 1576-77 in pietra a vista con una cella campanaria culminante in quattro merli ghibellini. Questa torre costò al tempo 390 scudi di 5 lire cadauno e fu opera del maestro locale Giovanni Baziotto di Ossimo.

Accessibilità

Le persone con difficoltà di deambulazione possono accedere alla chiesa attraverso l’entrata orientale dell’edificio delle suore Canossiana per mezzo di una rampa che consente l’ingresso autonomo.

Orari

Da maggio a ottobre dalle 7.00 alle 19.00.

Contatti 

Per maggiori informazioni è possibile contattare:

Parrocchia

Tel. 0364/344300

Comune di Malegno

Tel. 0364/340840 

Approfondimenti

“L’armonia della materia – un percorso dentro l’architettura religiosa della Valcamonica fra decimo e tredicesimo secolo” di Gaetano Barbarisi, Gianluigi Tagliabue

“Il tempestivo restauro dei dipinti dell’ antica chiesa di S. Andrea a Malegno / Araldo Bertolini” all’interno di “Quaderni camuni : rivista trimestrale di storia, arte e cronaca locale” a cura di Bertolini Araldo

“Sant’ Andrea Vecchia” all’interno di “Architettura e pittura”
a cura di Federico Troletti

Sito internet

Non è disponibile un sito internet dedicato, ma è possibile visitare la pagina dedicata alla chiesa di Sant’Andrea sul sito del comune di Malegno.

Museo Le Fudine – Malegno

Museo Le Fudine – Malegno

Il Museo Le Fudine si trova a Malegno, in via S. Antonio.

 

Descrizione del museo

Malegno Fudine esterno

Nato nel 1998 per volontà dell’Amministrazione Comunale di Malegno, che ha voluto preservare e conservare per il pubblico un luogo conosciuto un tempo come le fucine del paese, in dialetto appunto le “fudine”, che costituiscono uno dei più interessanti ed antichi momenti di archeologia industriale della Valle.

Due diverse officine, le fudine de’ Serini e de’ Nani, compongono l’edificio originale. L’impianto tardo-gotico che la struttura presenta fa pensare ad una sua fondazione al XIV-XV sec., ma il complesso è stato più volte rimaneggiato nel tempo per adattarlo alle esigenze della lavorazione tradizionale di grattugie, mestoli, palette da fuoco e picconi, che è proseguita sino a pochi decenni fa.

Gli spazi principali ospitano con i forni, i magli, i maglioli, la tromba eolica azionata dall’acqua mentre la mola e le incudini si trovavano all’esterno. Sono presenti anche altri piccoli vani che ospitavano la cesoia e i magazzini per il ferro e il combustibile. Delle ruote idrauliche erano poste nelle acque del canale Lanico, una di queste è ancora visibile ma non più in funzione.

Accessibilità

Tutta l’area  è facilmente accessibile alle persone con difficoltà di deambulazione grazie a rampe che consentano l’ingresso autonomo.

Orari di apertura

Periodo di apertura: tutto l’anno.

Orari di apertura: martedì dalle 16.00 alle 18.00, giovedì dalle 14.30 alle 16.30 e sabato dalle 14.00 alle 16.00.

Contatti

Per maggiori dettagli sulla visita è possibile contattare il comune di Malegno.

Tel. 0364/344485

E-mail: info@comune.malegno.bs.it

Approfondimenti:

I musei del ferro da Brescia alle valli” di Marcello Zane, pagg. 39-49;

“Maffeo Gheza e la siderurgia camuna agli inizi del ‘900: atti della giornata di studio, sabato 18 marzo 2006, Malegno (BS), sala consiliare, municipio via Donatori di sangue”, a cura di Angelo E. Fossati e Nives Pezzoni, pagg. 5-13;

“Il museo Le fudine di Malegno: esperienze di didattica, restauro e catalogazione in un museo del ferro in Valcamonica”, di Angelo Fossati, all’interno de “La catalogazione dei beni culturali in provincia di Brescia: atti della giornata di studio, Brescia”;

“Il ferro battuto e il fabbro moderno”, di Luigi Baffelli.

Sito internet

Non è disponibile un sito internet dedicato, ma sul sito del Comune di Malegno è possibile visitare la pagina dedicata al Museo.

 

Jovanotti Oh, vita (CD 2017)

Jovanotti Oh, vita (CD 2017)

Potranno fare gli indifferenti fin che vogliono ma i denigratori ad oltranza, il cultori del cantautorato impegnato italiano post sessantottino, gli affamati di canzone sociale ed intimistica, in questo CD vedranno concretizzarsi il peggiore dei loro incubi: Jovanotti è diventato grande.

 Diventare grandi spesso significa dover costruire torri di compromessi ed in questo lavoro i compromessi non mancano, a cominciare dal brano di apertura, primo singolo, quello che da il titolo all’album, che sembra essere stato scritto a tavolino e confezionato apposta per tranquillizzare i delatori. Ascoltandolo infatti pensi “il solito ragazzone che con quattro rime buoniste spreme il mercato del pop conciliandolo col rap”. L’album, in realtà, è tutta un’altra cosa. Certo, non mancano canzoni più “jovanottiane” infilate qui e là (leggi “In Italia”, “Le canzoni”, “Sbam!”, “Fame”, per certi versi anche “Viva la libertà”) per accontentare quanti vogliono, pregiudizialmente, il Jovanotti di una volta, quello che nei concerti “tutto salta” e fa ballare.

Ma il reale cuore dell’album è da cercare altrove e si badi bene: non nelle ballate ruffiane che negli anni scorsi hanno fatto da punta di diamante della produzione di Lorenzo. Anche qui il tentativo di infilarne qualcuna c’è (“Chiaro di luna”, “Paura di niente”), ma resta meno ispirato che in passato.

Dov’è allora che Jovanotti è diventato Lorenzo? In una serie d’altri pezzi infilati con estrema disinvoltura qui e là, quasi per caso, ma assolutamente spiazzanti. “Affermativo” fosse stata in un disco di Fabrizio De Andrè  avrebbe fatto gridare al miracolo. La jazzata “Amoremio”, buttata lì come brano cuscinetto, è in realtà la naturale evoluzione del cantautorato romantico anni ’60. Ed ancora “Quello che intendevi”, in cui il rap si fa recitativo, che con la sua carrellata di ritratti umani porta alla mente alcune suggestioni pasoliniane che ritroviamo in “Ragazzini per strada”. Notevole “Navigare” nella cui struttura melodica riecheggiano le atmosfere di ispirazione francese che tanto influirono sulla musica colta italiana del recente passato, e qui i riferimenti, oltre a De Andrè, si fanno Endrigo, Paoli, Tenco. Echi che, cambiando i le fonti di ispirazione e facendole decisamente più “americane” tornano in “Sbagliato”.

Assolutamente sapore di già sentito, di lezione già insegnata, per certi versi, diranno i cattivi, di copiato. Ma è un copiato fatto alla grande, un compito in classe da voto molto alto, perché alla conoscenza si vede accostata una competenza che è assolutamente personale. I temi dei testi infatti sono assolutamente attuali, sociali, politici (nel senso originario del termine), affrontati non per partito preso, o per amor di moda, ma attraverso una sensibilità personale e matura, che guarda, nell’evento, alla persona.

Insomma: il Jovanotto è diventato un uomo. 

SITO UFFICIALE: http://jova.tv/channels/music

PAGINA FACEBOOK: https://it-it.facebook.com/lorenzo.jovanotti.cherubini/

TWITTER: https://twitter.com/lorenzojova

Giacomo Salvadori

Giacomo Salvadori

Appassionato di montagna, fondatore della “Maratona del cielo”

Giacomo Salvadori nasce nel 1938 a Santìcolo di Corteno (Bs). A quindici anni si trasferisce a Brescia con la famiglia, studia presso l’Istituto tec­nico “Francesco Lana”. Lavora poi all’IVECO per trent’anni, ciò che non gli impedisce di sviluppa­re la sua passione per la montagna e gli sport di montagna.

Dopo la pensione, concretizza in poco tempo il suo triplice sogno: il Sentiero 4 Luglio, il Bivacco Da­vide e la Maratona del Cielo, contribuendo con­cretamente alla nascita del fenomeno skyrunning, meritando la cittadinanza onoraria di Corteno Golgi nel 2006.

Ha al suo attivo la pubblicazione del libro autobio­grafico Il profumo delle mele cotogne, pubblica­to nel 2008. Nel 2003, in occasione del decennale della skymarathon, ha editato il volume Sentiero 4 Luglio.

(dalla copertina di “Lassù tra sogno e realtà”)

LIBRI:

Lassù tra sogno e realtà: recensione “Una maratona alpina lunga una vita”