Chiesa di Santa Maria della Neve – Pisogne

Chiesa di Santa Maria della Neve – Pisogne

Chiesa di Santa Maria della Neve

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La chiesa di Santa Maria della Neve, edificata nel tardo Quattrocento, era collocata fuori dal centro abitato allo snodo delle due principali vie commerciali del paese: la strada ‘Valeriana’ che conduceva ai passi alpini e la via che portava alle miniere e in Val Trompia. Il luogo era un punto di transito movimentato e l’edificio era un santuario molto frequentato.
La facciata è molto semplice, con tetto “a capanna”, decorata a rombi policromi; il sobrio portale è costruito  in arenaria rossa, i piedritti sono ornati da motivi decorativi vegetali e sull’architrave si trovano due medaglioni con la raffigurazione di due santi. Il portone è da una nicchia semicircolare con una statua raffigurante la Madonna con in braccio il bambino, con due angeli affrescati sullo sfondo.

Sul lato sinistro è posto un portichetto, che mostra tracce di affreschi attribuiti a Giovanni da Marone. Giovanni Testori battezzò suggestivamente con il nome di “Cappella Sistina dei poveri” la chiesa affrescata di Pisogne.
L’interno è costituito da un’aula unica, divisa in tre campate, cioè tre sezioni longitudinali della chiesa stessa,  da archi acuti che portano all’arco trionfale e all’abside.

Una sola fonte di luce, il piccolo rosone sulla facciata, illumina gli affreschi del Romanino, terminati nel 1534, che ornano la chiesa e rappresentano il vero motivo di interesse dell’edificio. 

Il vasto ciclo affrescale di Santa Maria della neve occupa la volta, l’arco santo, le pareti laterali e la controfacciata; originariamente si estendeva anche alla zona absidale e, all’esterno, alla parete a settentrione e alla cappella appoggiata al fianco meridionale.
Le vele e gli arconi che formano la volta sono decorati ,secondo un precisa disposizione iconografica, con figure di profeti e sibille che reggono misteriosi cartigli annuncianti la venuta del Cristo. Più in basso, sulla stessa parete, sono poste le scene della Discesa dello Spirito Santo e della Deposizione che fungevano da pale d’altare. 
Sull’arco trionfale che dà accesso al presbiterio troviamo ,disposte in uno schema abituale , la figura di Dio, dell’Arcangelo Gabriele e della Vergine Annunziata; più in basso, a far da pala a due altari successivamente eliminati, la “Discesa dello Spirito Santo” e la “Deposizione al Sepolcro”. 
Le pareti laterali sono affrescata secondo due registri: più in alto, ad occupare le grandi arcate gotiche, troviamo le scene finali della “Passione” (partendo dall’angolo a sinistra dell’arco e procedendo in senso antiorario, la Cattura di Cristo nell’Orto degli Ulivi, l’ Ecce Uomo, la Salita al Calvario, la Crocifissione sulla controfacciata, la Resurrezione, la Discesa al Limbo e l’Ascensione); sotto di esse in una zoccolatura di finto marmo troviamo altre scene della vita di Cristo (la Cena in casa del Fariseo, Cristo davanti a Pilato, Cristo flagellato, Cristo coronato di spine, l’Ultima Cena, la Lavanda dei piedi e l’Ingresso in Gerusalemme), raffigurate in scala più piccola dentro riquadri rettangolari che fanno pensare ad una galleria di quadri.
Punto focale di tutta la raffigurazione è la grande “Crocifissione”, che occupa l’intera controfacciata. L’affresco vede come punto centrale la figura dolente del Cristo crocifisso ed  quella di Maddalena dalle braccia e dal volto di contadina posta in primo piano ad abbracciare in modo disperato la croce. Ai lati della stessa si vedono le figure possenti dei due ladroni crocifissi.

Sotto le croci la scena è riempita da una imponente calca umana: le pie donne sembrano voler stare in disparte sul lato sinistro della scena; sul lato opposto un gruppo di soldati  si gioca ai dadi la tunica di Gesù. La folla si addensa al centro della scena attorno ai soldati romani a cavallo. In primo piano è la figura di Longino, il centurione che trafisse con la lancia il corpo di Cristo, che si staglia pensieroso nella sua armatura d’argento.

pisogne s.maria della neve 

INFO

Apertura: martedì-venerdì 14-18; sabato 10-18; domenica 10-18. Apertura/Chiusura annuale: sempre aperto

Condizioni di visita: ingresso gratuito

Via Antica Valeriana, 25055 Pisogne

+39 0364 1905103

Mail di riferimento

sito comune di Pisogne

Chiesa di Santa Maria Annunciata – Bienno

Chiesa di Santa Maria Annunciata – Bienno

Con affreschi del Romanino e del Da Cemmo, Santa Maria Annunciata sorge nel cuore del borgo medievale.

 

La chiesa di Santa Maria Annunciata è situata in pieno borgo medievale, tra Via Contrizio e Via di Mezzo, nella zona che nel medioevo era chiamata “in ortis”, fuori dal centro abitato. Il nome di Santa Maria degli Orti, infatti, si è tramandato per secoli, anche in seguito all’espansione  urbanistica che ha inglobato l’edificio.

Costruita nella seconda metà del 1400 su una precedenta struttura fortificata, forse una casa-torre, la chiesa è sempre stata di proprietà della comunità biennese, e gli affreschi contenuti sono inevitabilmente legati alle famiglie committenti.

L’edificio è di stampo quattrocentesco e presenta le caratteristiche delle pievi rustiche, con tetto e facciata a capanna. L’aula, ossia lo spazio interno alla struttura, è suddivisa internamente in tre campate e presbiterio rialzato, coperti da volte a crociera gotiche; si aggiunge una piccola cappella a pianta quadrata, aperta su un lato.

Santa Maria 5 bienno

La facciata principale, orientata a nord-est, è incorniciata da due lesene, pilastri a vista in pietra squadrata. Il ricco portale, in marmo bianco e pietra Simona (un’arenaria locale, violacea, che veniva cavata nei pressi di Gorzone), è sormontato da una lunetta ad arco gotico, che un tempo conteneva un affresco e reca un’iscrizione dedicata alla Madonna. Un rosone, sempre in pietra Simona, conferma lo stile gotico della facciata.

La zoccolatura, ossia il motivo decorativo, realizzato in marmo bianco, prosegue anche sulla facciata laterale di sud-est, che presenta numerose finestre e un portale gotico, che è stato tamponato per aprire un ingresso più grande, alla sua destra. La facciata presenta anche numerosi affreschi risalenti al 1546, piuttosto sbiaditi, rappresentanti S. Antonio, S. Giorgio, S. Elisabetta, S. Maria e un enorme S.Cristoforo.

Internamente, sulla destra della campata centrale, è presente un altare dedicato a San Rocco, la cui statua lignea viene portata in processione per le vie del borgo il 14 agosto.

Gli affreschi furono dipinti in tre momenti diversi da tre rispettivi artisti, nell’arco di 50 anni.

La navata, la parte inferiore dell’arco santo e le volte sono state affrescate da Giovanni Pietro da Cemmo e dalla sua scuola, tra il 1490 e il 1493. Gli affreschi sono molto frammentari, e fanno pensare a degli ex-voto, commissionati di volta in volta dalle famiglie biennesi, devote alla Madonna o a qualche santo particolare. La Vergine viene raffigurata solo dal Da Cemmo ben venti volte; negli altri affreschi, sono raffigurati spesso i santi più venerati in Valle, come Rocco, Francesco, Sebastiano, Antonio Abate e Antonio da Padova. Ben quattro volte compare il beato Simonino da Trento, la cui vicenda è simbolo dell’antisemitismo medievale.  L’unico ciclo presente nella navata è quello di S.Francesco (1493), a  destra della terza campata, nonostante dei diciotto episodi originariamente raffigurati ne manchino sei. Sotto il ciclo di San Francesco è situato il noto Trionfo della Morte (in figura), che rappresenza la morte come un arciere che scaglia le sue frecce, colpendo indistintamente personaggi di rango sociale differente, simbolo dell’uguaglianza di ogni uomo di fronte alla morte.

 Trionfo della morte BiennoBienno s Maria int

Intorno al 1520 un artista dubbio (forse Francesco Prata da Caravaggio o magari Floriano Ferramola) dipinse la parte frontale dell’arco trionfale (in foto) e gli angeli della volta adiacente al presbiterio.

Ma gli affreschi più famosi della chiesa sono senza dubbio rappresentati dal ciclo del Romanino, in collaborazione con l’aiutante, Daniele Mori. L’opera dell’artista rappresenta l’ultima tappa della sua esperienza camuna, che lo aveva visto affrescare chiese a Pisogne e Breno. Il ciclo rappresenta alcune scene della vita della Vergine tratti dai vangeli apocrifi: sulla parete sinistra è rappresentata l’Annunciazione di Maria al tempio, mentre su quella di destra lo Sposalizio della Vergine (in foto). Sulla parete centrale, avrebbe dovuto esserci un dipinto raffigurante l’Incontro tra Anna e Gioacchino, o forse la Cacciata di Gioacchino dal Tempio, ma fu coperto dalla grande pala d’altare lignea, sulla quale campeggia un’Annunciazione seicentesca, ad opera di Giovanni Mauro della Rovere, detto il Fiammenghino, che in quel periodo stava affrescando la chiesa parrochiale. 

Romanino Biienno

 

Orari di apertura:

Dal Lunedì alla Domenica: Dalle 09.00 alle 19.00.

Indicazioni: Piazza Santa Maria, Bienno (Bs)

 

 

Santuario della Via Crucis – Cerveno

Santuario della Via Crucis – Cerveno

Il santuario si trova in Piazza Roma a Cerveno.

 

Descrizione

Il Santuario della Via Crucis (le Capèle in dialetto camuno) è posto accanto alla chiesa parrocchiale di Cerveno.

All’interno è contenuta una Via Crucis lignea del XVIII secolo. 

Il santuario si inserisce nella tradizione lombardo-piemontese dei Sacri Monti: si dispone lungo un corridoio a gradoni che culmina alla sommità con la cappella della Deposizione.

Sui lati si trovano le 14 stazioni  contenenti 198 statue a grandezza naturale in legno e gesso realizzate dallo scultore camuno Beniamino Simoni.

L’opera venne commissionata il 1º gennaio 1752 dal parroco di Cerveno, don Andrea Baldoni, a Beniamino Simoni di Fresine.
Il lavoro si protrasse fino al 1764. Successivamente, per continue liti tra l’artista contro la parrocchia e gli abitanti di Cerveno, l’opera venne affidata a Donato e Grazioso Fantoni, i quali terminarono le stazioni VIII, IX e forse X.

Con ricorrenza decennale, in una domenica di maggio, gli abitanti propongono una rappresentazione vivente della Passione, ispirandosi ai personaggi popolari (forse proprio gli stessi cervenesi del XVIII secolo) delle sculture del Simoni.

Accessibilità

Il santuario presenta una gradinata all’ingresso che lo rende poco accessibile alle persone con problemi di deambulazione.

Orari

È visitabile durante tutto l’anno dalle 8:00 alle 12:00 e dalle 14:30 alle 17:00.

Contatti

Per prenotare eventuali guide tel.: 3289014152 – email: infoturismocerveno@gmail.com

Per contattare la parrocchia tel.: 0364/330227

Castello di Breno

Castello di Breno

Il castello sorge sopra una collina al centro di Breno.

 

Descrizione

Il castello di Breno oltre ad essere un luogo suggestivo è un monumento ricco di storia. Ciò che vediamo oggi è in realtà il risultato dei resti di molte costruzioni differenti che si sono susseguite nel corso dei secoli.

E’ nato come un insieme di palazzi e torri al tempo di Federico I Barbarossa (1100-1200) e venne poi trasformato in roccaforte militare sotto il controllo della Repubblica di Venezia (1400-1500) ma il sito su cui si erge il castello ha un’origine ben più antica che probabilmente risale al XIX secolo a.C. quando si insediò in questa zona una comunità preistorica.

Il perimetro è chiuso da una cinta di mura con merli ghibellini, originariamente guelfi, e da due torri.

All’interno si possono ammirare i resti della Chiesa di San Michele, di origine longobarda, ampliata in periodo romanico e che venne poi demolita a causa di un ampliamento del castello: oggi ne sono visibili solo i basamenti.

Degli edifici costruiti in seguito rimangono soprattutto i muri perimetrali e i sotterranei con volte a botte che furono aggiunti durante la dominazione veneziana.

Accessibilità

Il castello è facilmente accessibile a piedi partendo da Piazza Generale Ronchi o in ascensore.

Lo spazio interno alla struttura è poco accessibile alle persone con disabilità a causa della lieve pendenza del terreno.

Orari

Il complesso è aperto da giugno a settembre dalle 14:00 alle 21:00, mentre negli altri mesi dell’anno è visitabile su richiesta contattando la Pro Loco di Breno.

Contatti

Pro loco Breno: Tel. 0364 22970 / Cell. +39 338 996 7220

Tel. +39 334 648 5754

Approfondimenti

Canevali F., Elenco degli edifici monumentali esistenti in Valcamonica, Milano 1912

Conti F./ Hybsch V./ Vincenti A., Breno, Castello, in I Castelli della Lombardia, Province di Bergamo e Brescia, Milano 1995, pp. 147-148

Fedele F., L’uomo, le Alpi,la Valcamonica: 20000 anni al Castello di Breno, Boario Terme 1988, p. 143-162

Frandi A./ Cagnoni G./ Roiter F., Tempo e arte in Valcamonica, Brescia 1969

Putelli R., Storia di Valcamonica, lago d’Iseo e vicinanze: intorno al castello di Breno, Breno 1915

Musil – Museo dell’Energia Idroelettrica di Cedegolo

Musil – Museo dell’Energia Idroelettrica di Cedegolo

Il museo si trova a Cedegolo in via Roma, 48

Descrizione

A Cedegolo, cuore storico dell’industrializzazione idroelettrica del Novecento, sorge il Musil: museo dedicato alla trasformazione dell’acqua in energia elettrica.

L’edificio fu costruito tra il 1909 e il 1910 ad opera della Società Elettrica Bresciana come centrale idroelettrica, per sfruttare la caduta delle acque del fiume Oglio; passata all’Enel con la nazionalizzazione, è rimasta in attività dal 1910 sino al 1962, quando per motivi tecnici il suo impiego è diventato quello di un magazzino di deposito a servizio del sistema idroelettrico della Valle.

Nel settembre 2000 il Comune di Cedegolo ha acquistato la Centrale allo scopo di realizzarvi un museo.

Il percorso espositivo è stato concepito come esperienza multisensoriale ed interattiva. Si può infatti seguire il “percorso dell’acqua”, dalla formazione nell’atmosfera alla precipitazione sulla terra, dal convogliamento in laghi alpini e successivamente in dighe artificiali sino all’arrivo nella Centrale Idroelettrica dove si trasforma in elettricità.

Il Museo offre anche una serie di laboratori didattici rivolti ai ragazzi e bambini di età compresa tra gli 8 e i 14 anni.

Gli obiettivi sono quelli di stimolare la curiosità nei confronti del mondo della scienza e della tecnica, delle sue leggi e delle sue applicazioni; favorire la partecipazione attiva e creativa degli studenti, attraverso la manipolazione e la sensorialità; creare occasioni di approfondimento e riflessione in relazione alle sperimentazioni svolte nei laboratori.

Principali temi affrontati sono: il magnetismo, l’elettrostatica, l’elettromagnetismo e il funzionamento del gruppo turbina-alternatore.

Il tempo previsto per una visita guidata è di 1 ora e 30 minuti, mentre un’attività laboratoriale dura all’incirca 1 ora e 45 minuti, con una breve pausa di 15 minuti.

Accessibilità

Il museo è accessibile a persone che presentano problemi di deambulazione grazie alla sua struttura disposta su un solo piano e agli ampi spazi del percorso.

Orari

Gli orari di apertura sono: dal 31 marzo al 29 giugno e dal 17 settembre al 30 novembre sabato e domenica dalle 14:00 alle 19:00; dal 30 giugno al 16 settembre tutti i giorni dalle 14:00 alle 19:00. Aperture straordinarie l’1-2-25 aprile, l’1 maggio, il 2 giugno e il 15 agosto.

Il museo è sempre aperto su prenotazione.

Le visite guidate e i laboratori sono possibili su prenotazione, durante tutto l’anno.

la sala da pranzo riscaldata è disponibile, su prenotazione, per pranzi.

Contatti

Tel. 0364 61196 – fax +39 030 24 04 554 – 342 847 5113

Sito internet: http://www.musilcedegolo.it