Nada – E’ un momento difficile tesoro

Nada – E’ un momento difficile tesoro

Sono passati cinquant’ anni da che Nada Malanima da Gabbro, in provincia di Livorno,  è sulla scena. Aveva solo quindici anni  quando presentò al  festival di Sanremo “Ma che freddo fa” era il 1969. Due anni più tardi, addirittura lo vinse con il brano “Il cuore è uno zingaro”.

 Alla produzione di questo suo nuovo album figura John Parish, cantautore inglese noto, tra le altre cose, per avere collaborato con PJ Harvey .Non è la prima volta che i due lavorano insieme,  era già successo con “Tutto l’amore che mi manca”. del 2004.

Una donna Nada che si fa spazio in mezzo a tanti giovani, anzi emerge sopra di loro.

Canzoni ispirate, intime e allo stesso tempo energiche, un album che non si finisce mai di ascoltare.

Daniela Pezzoni

Roberto Vecchioni-L’infinito

Roberto Vecchioni-L’infinito

Roberto Vecchioni 75 anni compiuti con questo “L’infinito” ci travolge  di emozioni. Ci parla della vita vissuta e non astratta, la vita come straordinaria bellezza sia nella gioa che nel dolore.

 

Troviamo “Giulio”, la storia di Giulio Regeni rivissuta nell’illusione della madre che non può crederlo morto, la passione di Ayse, in “Cappuccio Rosso”, che va a morire contro l’Isis è ripercorsa da lei stessa in un’immaginaria lettera dal fronte al suo amore. Meravigliosa “Ti insegnerò a volare”, il brano con Francesco Guccini, che racconta di Alex Zanardi. Canzoni più personali sono “Formidabili quegli anni” “Come è lunga la notte” con Morgan “Parola” che è un’elegia sulla morte della parola.  Dice lo stesso Vecchioni: “Io sono schierato nella mia vita, nelle canzoni , perché non parlo di me ma dell’uomo universale . Non mi interessa la canzone sociale scontata. Non mi interessa dire cose ovvie. Le mie canzoni politiche sono sempre allegoriche, non voglio dare cose facili o il luogo comune. Mi interessa fare uscire il pensiero da chi legge o chi ascolta ma non imporglielo, “l’infinito” è un album carico di ottimismo per i ragazzi, di forza e battaglia contro il destino”.

Io l’ho ascoltato e so che non smetterò mai!

Daniela Pezzoni

 

 
 

 

Elisa- Diari aperti

Elisa- Diari aperti

Diari aperti è il decimo album in studio di Elisa, un disco tutto in italiano con dei testi emozionanti che sembrano pagine di un diario.Nell’ultima pagina un affresco meraviglioso e pieno di poesia condiviso con Francesco De Gregori: “Quelli che restano” Racconta di se, dei suoi punti di forza ma anche di fragilità.Un bel disco.

The National Reserve -Motel La Grange

The National Reserve, un quintetto di giovani musicisti di Brooklyn guidati dal cantante, chitarrista ed autore principale Sean Walsh , Jon Ladeau alle chitarre, Matthew Stoulil al basso, Steve Okonski alle tastiere e Brian Geltner alla batteria , una gavetta alle spalle essendosi formati nel 2009 con grande esperienza on the road , hanno dato alle stampe appena un paio di EP ed un album, Homesick, autodistribuito ed introvabile. Motel La Grange si può dunque considerare a tutti gli effetti il vero debutto per Walsh e compagni. Puro rock’n’roll senza fronzoli, rock, country e southern music, con tante chitarre, un songwriting di buon livello.

Chiesa di Santa Maria della Neve – Pisogne

Chiesa di Santa Maria della Neve – Pisogne

Chiesa di Santa Maria della Neve

chiesa santa maria neve pisogne

La chiesa di Santa Maria della Neve, edificata nel tardo Quattrocento, era collocata fuori dal centro abitato allo snodo delle due principali vie commerciali del paese: la strada ‘Valeriana’ che conduceva ai passi alpini e la via che portava alle miniere e in Val Trompia. Il luogo era un punto di transito movimentato e l’edificio era un santuario molto frequentato.
La facciata è molto semplice, con tetto “a capanna”, decorata a rombi policromi; il sobrio portale è costruito  in arenaria rossa, i piedritti sono ornati da motivi decorativi vegetali e sull’architrave si trovano due medaglioni con la raffigurazione di due santi. Il portone è da una nicchia semicircolare con una statua raffigurante la Madonna con in braccio il bambino, con due angeli affrescati sullo sfondo.

Sul lato sinistro è posto un portichetto, che mostra tracce di affreschi attribuiti a Giovanni da Marone. Giovanni Testori battezzò suggestivamente con il nome di “Cappella Sistina dei poveri” la chiesa affrescata di Pisogne.
L’interno è costituito da un’aula unica, divisa in tre campate, cioè tre sezioni longitudinali della chiesa stessa,  da archi acuti che portano all’arco trionfale e all’abside.

Una sola fonte di luce, il piccolo rosone sulla facciata, illumina gli affreschi del Romanino, terminati nel 1534, che ornano la chiesa e rappresentano il vero motivo di interesse dell’edificio. 

Il vasto ciclo affrescale di Santa Maria della neve occupa la volta, l’arco santo, le pareti laterali e la controfacciata; originariamente si estendeva anche alla zona absidale e, all’esterno, alla parete a settentrione e alla cappella appoggiata al fianco meridionale.
Le vele e gli arconi che formano la volta sono decorati ,secondo un precisa disposizione iconografica, con figure di profeti e sibille che reggono misteriosi cartigli annuncianti la venuta del Cristo. Più in basso, sulla stessa parete, sono poste le scene della Discesa dello Spirito Santo e della Deposizione che fungevano da pale d’altare. 
Sull’arco trionfale che dà accesso al presbiterio troviamo ,disposte in uno schema abituale , la figura di Dio, dell’Arcangelo Gabriele e della Vergine Annunziata; più in basso, a far da pala a due altari successivamente eliminati, la “Discesa dello Spirito Santo” e la “Deposizione al Sepolcro”. 
Le pareti laterali sono affrescata secondo due registri: più in alto, ad occupare le grandi arcate gotiche, troviamo le scene finali della “Passione” (partendo dall’angolo a sinistra dell’arco e procedendo in senso antiorario, la Cattura di Cristo nell’Orto degli Ulivi, l’ Ecce Uomo, la Salita al Calvario, la Crocifissione sulla controfacciata, la Resurrezione, la Discesa al Limbo e l’Ascensione); sotto di esse in una zoccolatura di finto marmo troviamo altre scene della vita di Cristo (la Cena in casa del Fariseo, Cristo davanti a Pilato, Cristo flagellato, Cristo coronato di spine, l’Ultima Cena, la Lavanda dei piedi e l’Ingresso in Gerusalemme), raffigurate in scala più piccola dentro riquadri rettangolari che fanno pensare ad una galleria di quadri.
Punto focale di tutta la raffigurazione è la grande “Crocifissione”, che occupa l’intera controfacciata. L’affresco vede come punto centrale la figura dolente del Cristo crocifisso ed  quella di Maddalena dalle braccia e dal volto di contadina posta in primo piano ad abbracciare in modo disperato la croce. Ai lati della stessa si vedono le figure possenti dei due ladroni crocifissi.

Sotto le croci la scena è riempita da una imponente calca umana: le pie donne sembrano voler stare in disparte sul lato sinistro della scena; sul lato opposto un gruppo di soldati  si gioca ai dadi la tunica di Gesù. La folla si addensa al centro della scena attorno ai soldati romani a cavallo. In primo piano è la figura di Longino, il centurione che trafisse con la lancia il corpo di Cristo, che si staglia pensieroso nella sua armatura d’argento.

pisogne s.maria della neve 

INFO

Apertura: martedì-venerdì 14-18; sabato 10-18; domenica 10-18. Apertura/Chiusura annuale: sempre aperto

Condizioni di visita: ingresso gratuito

Via Antica Valeriana, 25055 Pisogne

+39 0364 1905103

Mail di riferimento

sito comune di Pisogne

Chiesa di Santa Maria Annunciata – Bienno

Chiesa di Santa Maria Annunciata – Bienno

Con affreschi del Romanino e del Da Cemmo, Santa Maria Annunciata sorge nel cuore del borgo medievale.

 

La chiesa di Santa Maria Annunciata è situata in pieno borgo medievale, tra Via Contrizio e Via di Mezzo, nella zona che nel medioevo era chiamata “in ortis”, fuori dal centro abitato. Il nome di Santa Maria degli Orti, infatti, si è tramandato per secoli, anche in seguito all’espansione  urbanistica che ha inglobato l’edificio.

Costruita nella seconda metà del 1400 su una precedenta struttura fortificata, forse una casa-torre, la chiesa è sempre stata di proprietà della comunità biennese, e gli affreschi contenuti sono inevitabilmente legati alle famiglie committenti.

L’edificio è di stampo quattrocentesco e presenta le caratteristiche delle pievi rustiche, con tetto e facciata a capanna. L’aula, ossia lo spazio interno alla struttura, è suddivisa internamente in tre campate e presbiterio rialzato, coperti da volte a crociera gotiche; si aggiunge una piccola cappella a pianta quadrata, aperta su un lato.

Santa Maria 5 bienno

La facciata principale, orientata a nord-est, è incorniciata da due lesene, pilastri a vista in pietra squadrata. Il ricco portale, in marmo bianco e pietra Simona (un’arenaria locale, violacea, che veniva cavata nei pressi di Gorzone), è sormontato da una lunetta ad arco gotico, che un tempo conteneva un affresco e reca un’iscrizione dedicata alla Madonna. Un rosone, sempre in pietra Simona, conferma lo stile gotico della facciata.

La zoccolatura, ossia il motivo decorativo, realizzato in marmo bianco, prosegue anche sulla facciata laterale di sud-est, che presenta numerose finestre e un portale gotico, che è stato tamponato per aprire un ingresso più grande, alla sua destra. La facciata presenta anche numerosi affreschi risalenti al 1546, piuttosto sbiaditi, rappresentanti S. Antonio, S. Giorgio, S. Elisabetta, S. Maria e un enorme S.Cristoforo.

Internamente, sulla destra della campata centrale, è presente un altare dedicato a San Rocco, la cui statua lignea viene portata in processione per le vie del borgo il 14 agosto.

Gli affreschi furono dipinti in tre momenti diversi da tre rispettivi artisti, nell’arco di 50 anni.

La navata, la parte inferiore dell’arco santo e le volte sono state affrescate da Giovanni Pietro da Cemmo e dalla sua scuola, tra il 1490 e il 1493. Gli affreschi sono molto frammentari, e fanno pensare a degli ex-voto, commissionati di volta in volta dalle famiglie biennesi, devote alla Madonna o a qualche santo particolare. La Vergine viene raffigurata solo dal Da Cemmo ben venti volte; negli altri affreschi, sono raffigurati spesso i santi più venerati in Valle, come Rocco, Francesco, Sebastiano, Antonio Abate e Antonio da Padova. Ben quattro volte compare il beato Simonino da Trento, la cui vicenda è simbolo dell’antisemitismo medievale.  L’unico ciclo presente nella navata è quello di S.Francesco (1493), a  destra della terza campata, nonostante dei diciotto episodi originariamente raffigurati ne manchino sei. Sotto il ciclo di San Francesco è situato il noto Trionfo della Morte (in figura), che rappresenza la morte come un arciere che scaglia le sue frecce, colpendo indistintamente personaggi di rango sociale differente, simbolo dell’uguaglianza di ogni uomo di fronte alla morte.

 Trionfo della morte BiennoBienno s Maria int

Intorno al 1520 un artista dubbio (forse Francesco Prata da Caravaggio o magari Floriano Ferramola) dipinse la parte frontale dell’arco trionfale (in foto) e gli angeli della volta adiacente al presbiterio.

Ma gli affreschi più famosi della chiesa sono senza dubbio rappresentati dal ciclo del Romanino, in collaborazione con l’aiutante, Daniele Mori. L’opera dell’artista rappresenta l’ultima tappa della sua esperienza camuna, che lo aveva visto affrescare chiese a Pisogne e Breno. Il ciclo rappresenta alcune scene della vita della Vergine tratti dai vangeli apocrifi: sulla parete sinistra è rappresentata l’Annunciazione di Maria al tempio, mentre su quella di destra lo Sposalizio della Vergine (in foto). Sulla parete centrale, avrebbe dovuto esserci un dipinto raffigurante l’Incontro tra Anna e Gioacchino, o forse la Cacciata di Gioacchino dal Tempio, ma fu coperto dalla grande pala d’altare lignea, sulla quale campeggia un’Annunciazione seicentesca, ad opera di Giovanni Mauro della Rovere, detto il Fiammenghino, che in quel periodo stava affrescando la chiesa parrochiale. 

Romanino Biienno

 

Orari di apertura:

Dal Lunedì alla Domenica: Dalle 09.00 alle 19.00.

Indicazioni: Piazza Santa Maria, Bienno (Bs)