da Daniela Pezzoni | 8 Nov 2017 | sCAT Dischi & Cd
Brigitte Demeyer è californiana e Will Kimbrough è dell’Alabama.
Hanno in comune la passione del blues del soul e del rock cosi hanno inciso questo “Mockingbird soul” un album di Americana ricco di ispirazione che coinvolge, provare per credere…
da Giacomino Ricci | 5 Nov 2017 | sCAT Dischi & Cd
La bossanova e il bresciano. Contro ogni aspettativa l’incontro è tutt’altro che uno scontro. Ci guadagnano entrambi: in accessibilità la prima, in naturalezza e sentimento il secondo. Splendida l’intesa artistica tra Anna Maria e Paolo.
Il Vate aveva torto. Torto marcio. A meno che gli si riconosca la scusante di aver incontrato il Bresciano in un periodo in cui si costruiva inseguendo modi e suoni lontanissimi da quelli a cui siamo abituati ora. Ma procediamo con ordine. Dante nel “De vulgari eloquentia” bollò il dialetto della nostra provincia come “yrsutum et yspidum” di “vocaboli e di accenti che per la sua rude asprezza non solo fa uscire dai limiti donna che parli, ma saresti in dubbio, o lettore, se sia un uomo” (lingua quindi dalle virtù trasgender, avrebbe scritto oggi) e conclude con un lapidario “quod quidem barbarissimum reprobamus”. L’esatto opposto del portoghese (sia pure nella sua analoga virtù evocativa di ambigue situazioni di genere), lingua tonda, capace come l’acqua di avvolgere e scivolare. Paolo Milzani dimostra che invece è solo questione di competenza e di poesia. Bisogna avere la capacità di scegliere le parole, appoggiarle con l’attenzione di un ebanista sulle strutture musicali e fare in modo che combacino. Per completare l’opera è poi possibile stendere una mano di vernice avvolgente, ricorrendo magari ad una voce e ad una presenza come quella di Anna Maria Di Lena, femminile nell’essenza, oltre che nella forma.
Il primo ascolto del nuovo lavoro di Paolo Milzani colpisce proprio per l’estrema naturalezza con cui il bresciano, che è bresciano vero, si posa sui classici della musica brasiliana. Nessuna forzatura, al punto che per i distratti potrebbe benissimo trattarsi di portoghese. Chi si sofferma più attentamente all’ascolto si rende poi conto che la magia del primo impatto nasconde un ‘sommerso’ altrettanto sorprendente: i testi non sono un’accozzaglia di parole selezionate in funzione delle sole sonorità. Dentro le canzoni ci sono storie, ricordi, cose da dire e raccontare, a volte divertite, a volte profonde, sempre mature ed equilibrate, ed è questa un ulteriore valore da apprezzare nel lavoro di Anna Maria e Paolo. Dopo anni di canzoni in bresciano costruite per far ridere, affrontate con l’imbarazzo del bambino che dice la parolaccia o dell’adolescente che fa il volgare per provocare, finalmente un disco d’autore in cui il dialetto nostrano è nobilitato al ruolo di lingua, si usa per comunicare spontaneo, il sentire di oggi, rivolgendosi a gente che vive adesso.
Certo: quella che ascoltiamo è musica che potrebbe non riempire le piazze delle feste delle pro loco e sposarsi male con la sagra della vacca. Ma era ora che il matrimonio tra il dialetto e il folk country fosse tradito, perché è la musica a chiederlo, perché lo chiede cultura bresciana che non vive circoscritta fra le mura dell’aia. E sia chiaro: con ciò non si negano le tradizioni. Al contrario si valorizzano quelle radici trascurate, meno spendibili ma capaci ancora di portare la linfa di un sentire bresciano maturo.
La musica? Calda, avvolgente, professionale, malinconica, sognante, equilibrata, matura: che si può volere di più?
Anna Maria Di Lena – Paolo Milzani “Bressanova” (CD 2016)
Pagina ufficiale del progetto: https://www.paolomilzani.net/bressanova
Paolo Milzani
Sito ufficiale: https://www.paolomilzani.net/
Profilo Facebook: https://www.facebook.com/paolo.milzani?fref=ts
Anna Maria di Lena
Sito ufficiale: https://www.annamariadilena.com/
Profilo Facebook: https://www.facebook.com/annamariadilena?fref=ts
da Cesare Casalini | 10 Set 2017 | sCAT Dischi & Cd
C’è cultura qui dentro. Ma non quella cultura aulica e arida che spesso e volentieri si respira nelle nostre scuole, c’è una cultura semplice e intelligente che si ottiene dalla curiosità, dalla voglia di imparare dai veri maestri e dal volere sempre approfondire gli argomenti e gli avvenimenti.
Probabilmente vivere in un paesino di duecento anime ti permette di prenderla in modo più riflessivo, di filtrare meglio quello che ti arriva dai media e di capire quelle che sono le cose migliori senza condizionamenti di sorta.
Diego è così, basta anche solo fare quattro chiacchiere con lui per rendersene conto. Un pozzo di sapienza e di amore per l’arte e per la bellezza in musica.
I suoi testi raccontano di una persona dalla grande maturità, che non si ferma alle apparenze, ma che scava nel profondo dell’anima, e questo colpisce molto, vista la sua assai giovane età.
C’è spessore in Diego, sia che ti parli di amici che non ci sono più, come in “Ti rivedrò tornare”, sia che renda omaggio ai grandi Cantautori (rigorosamente la “C” maiuscola!) come il Fabrizio De Andrè di “Genova o il Francesco De Gregori di “Giorno di pioggia”, oppure che parli di grandi tragedie che hanno segnato la nostra storia recente. “Un sasso in un bicchiere” ci racconta di come la storia d’Italia sia spesso costellata di disgrazie che troppo spesso vengono classificate come “imprevedibili” piuttosto che verificarne le responsabilità.
Qualcuno lo definisce “rap”, in realtà è molto di più. Diego ha uno stile anche cantautorale, ma con estrema originalità e con melodie che si insinuano nell’orecchio in modo assai piacevole.
Di un talento così ci si può fidare.