Tre lavori pubblici nel mirino della magistratura, 27 persone nel registro degli indagati.

E, tra questi, 5 camuni ai domiciliari: il sindaco di Cimbergo Gianbettino Polonioli, il consigliere comunale con delega all’Edilizia Stefano Polonioli, la sua compagna nonché responsabile dell’ufficio tecnico Antonella Mottironi, oltre agli imprenditori locali Corrado Picinoli e Giuseppina Lanzetti.

La Lanzetti fu già coinvolta in una vicenda simile a Malonno e condannata lo scorso febbraio a sedici mesi di reclusione per turbativa d’asta, mentre Picinoli è accusato anche di intralcio alla giustizia, perché avrebbe chiesto a un suo collega di non rivelare il sistema in cambio dell’azzeramento di un debito da 20mila euro.

Dieci gli imprenditori ai quali è stata applicata la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria due giorni alla settimana. Persone che si sarebbero prestate a partecipare alle gare d’appalto al solo fine di saturare la graduatoria senza poi proseguire l’iter relativo alla aggiudicazione dei lavori, lasciando così via libera all’azienda individuata prima dell’apertura del bando e che presentava un ribasso irrisorio. Tra gli indagati anche il vicesindaco del paese, Giuseppe Polonioli.

Il pubblico ministero Ambrogio Cassiani contesta a vario titolo i reati di turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente. L’inchiesta riguarda opere per oltre un milione e mezzo di euro: i lavori di riqualificazione energetica del Municipio (del valore di 229.358,81 euro) e quelli, suddivisi in due lotti, di risanamento dell’alveo del torrente Varecola (del valore di 1,23 milioni di euro).

Secondo le indagini dei carabinieri, gli amministratori avrebbero favorito imprenditori amici che sapevano quando e come partecipare ai bandi pubblici. Con in tasca già la certezza di aggiudicarsi i lavori. Gli inquirenti sottolineano che sindaco, consigliere comunale e responsabile dell’ufficio tecnico non avrebbero intascato denaro da questi giri.

Ecco quanto riporta il gip Tiziana Gueli nell’ordinanza di custodia cautelare ricostruendo i fatti emersi dall’indagine: “Le gare d’appalto hanno condotto ad aggiudicazioni con ribassi irrisori escludendo, con il metodo della saturazione dei posti grazie all’informazione privilegiata della pubblicazione on line dell’invito, imprese che avrebbero potuto offrire ribassi ben più consistenti”.

Per il giudice, che ha disposto gli arresti domiciliari delle 5 personalità di Cimbergo, per il rischio di reiterazione del reato, appare evidente “il pregiudizio all’interesse della pubblica amministrazione a che le gare si svolgano in modo da garantire al meglio il soddisfacimento del pubblico interesse, e, allo stesso tempo, alla concorrenza e alla libertà di impresa degli esclusi”.