La morte di un alpinista sul canalone Giannatonj al Cornone di Blumone, in territorio camuno, ripropone una serie di interrogativi sugli incidenti in montagna.
Mentre lotta ancora tra la vita e la morte Laura De Tomas Pinter, la 43enne di Monza, che domenica è precipitata mentre affrontava con il compagno – Michele Spada, 44 anni, morto sul colpo – il canale misto di roccia e ghiaccio alle spalle del rifugio Tita Secchi al lago della Vacca, interviene con una nota il Cnsas, Soccorso alpino e speleologico Lombardo.
Nel comunicato diffuso lunedì sera si legge: “Nei giorni scorsi in Lombardia purtroppo ci sono stati diversi infortuni, alcuni mortali, dovuti a cause differenti: c’è però una segnalazione doverosa, da parte nostra, per quanto riguarda la presenza di ghiaccio sui sentieri. Le giornate di sole inducono le persone a uscire più spesso e la scarsa neve in quota può far credere che il sentiero sia più sicuro. Non è così: nelle zone d’ombra, magari in presenza di piccoli corsoid’acqua, può esserci del ghiaccio, anche su piccole superfici, che, se non affrontato con l’attrezzatura giusta, come dei buoni ramponi e una piccozza, o senza le competenze necessarie, può essere molto insidioso e provocare una caduta di cui non si possono prevedere gli esiti. I ramponi per esempio sono uno strumento molto utile ma da soli non garantiscono l’assenza di rischi. L’appello del Soccorso alpino in questi giorni è quindi quello di prestare la massima attenzione, di andare in montagna dopo avere calcolato bene il percorso, a volte considerando anche la possibilità di rinunciare all’escursione se le condizioni oggettive non sono sicure”.
La salma di Michele Spada ha fatto intanto rientro nel Milanese nel tardo pomeriggio di ieri. Il magistrato di turno non ha richiesto autopsia: il decesso è stato provocato da una tragica fatalità.