È ancora crisi per i consorzi forestali della Valcamonica.

Per i Comuni della Valle, poter affidare i cantieri direttamente, senza ricorrere al libero mercato, assegnandoli ai consorzi forestali del territorio, poteva essere un modo per contribuire alla loro rinascita economica.

Da qui l’idea di fare dei consorzi stessi in una società in house a cui i Municipi soci avrebbero potuto rivolgersi per le operazioni di miglioramento del loro patrimonio.

Per avere il via libera bisognava però superare l’esame dell’Anac, ma recentemente l’Autorità nazionale anti corruzione ha rigettato la domanda della Comunità montana di Vallecamonica per carenza di requisiti.

In particolare tra le motivazioni si legge che le previsioni statutarie e i patti parasociali approvati non appaiono sufficienti ad attribuire agli enti che fanno parte del Consorzio un controllo sullo stesso che sia analogo a quello esercitato sui propri servizi.

Nella lettera alla Comunità montana l’Anac aggiunge che il patto parasociale risulta stipulato tra uno dei consorziati – la Comunità montana di Valcamonica – e il Consorzio stesso e non, invece, tra i singoli soggetti consorziati.

L’Autorità nazionale vorrebbe poi che nello statuto emergessero le modalità concrete con le quali viene esercitato il controllo e ritiene pure la prevista partecipazione di capitali privati non conforme alla legge: insomma, niente fondi privati, dato che questi andrebbero a inficiare il totale controllo pubblico.

L’Anac ha però concesso 30 giorni per eventuali controdeduzioni e 60 giorni per eliminare le cause ostative.