Sette processi con rito abbreviato e sei patteggiamenti.

Questo l’epilogo dell’udienza preliminare che si è tenuta martedì al Palagiustizia di Brescia sulle presunte illegalità commesse a Malonno in materia di turbativa d’asta.

Nel processo con rito abbreviato la pena più alta è stata chiesta per Stefano Gelmi. Cinque anni per l’ex sindaco di Malonno.

Otto mesi in meno per Morena Piloni, funzionario della Centrale unica di committenza dell’Unione delle Alpi orobie bresciane e per Remo Fona, impresario edile della valle.

Due anni e 4 mesi per Pier Domenico Mora, altro imprenditore del settore; un anno e 4 mesi per Giuseppina Lanzetti, Alberto Avanzini e Silvano Andreoli amministratori delle srl che portano il loro cognome.

Queste le richieste di pena nella requisitoria del sostituto procuratore Ambrogio Cassiani al processo abbreviato nel quale è sfociata l’inchiesta sul sistema Malonno.

Gli altri sei imputati, gli imprenditori Andrea Cattaneo, Nicola Taddei, Michele Coatti, Alfio Panighetti e Daniele Carnazzola hanno scelto di patteggiare pene comprese tra gli otto e i trentadue mesi di reclusione.

Hanno preferito il dibattimento l’altro funzionario della Cuc, Gianpaolo Albertoni, e gli impresari edili Bruno Cioccarelli ed Alessandro Gelmi.

La sentenza di primo grado arriverà a dieci mesi dall’ordinanza di custodia cautelare che si tradusse nel carcere per l’ex sindaco di Malonno, nei domiciliari per i due funzionari della centrale unica di committenza e per tre imprenditori.

Al sindaco gli inquirenti contestano il fatto di aver favorito una serie di impresari edili amici e della zona nell’aggiudicazione degli appalti per la riqualificazione del municipio di Malonno (da 420 mila euro), dei lavori per la viabilità comunale (242 mila euro) e per la ristrutturazione della biblioteca (per altri 450 mila euro).

Si decide, per tutti, il prossimo 18 dicembre.