La Vallecamonica chiede formalmente che la Regione riconosca lo stato di calamità naturale.
Il presidente della Comunità Montana Oliviero Valzelli e l’assessore Carlo Sacristani martedì hanno fatto il punto della situazione, annunciando d’aver inviato, venerdì scorso, l’incartamento in Regione, in quanto in Lombardia la Vallecamonica è stata l’area più colpita dal nubifragio del 29 ottobre scorso.
Il responsabile del settore Foreste Gian Battista Sangalli ha poi tracciato il bilancio complessivo dei danni: 26 milioni e mezzo di euro, dovuti a frane, dissesti idrogeologici, problemi alle opere idrauliche, distruzione di boschi e interruzioni della viabilità agrosilvopastorale.
Il Comune di Ceto è, dei 40 Comuni della Valle, quello ad aver subito i danni economici maggiori: 2.910.000 euro, seguito dai Comuni di Bienno e Paisco Loveno, rispettivamente di 1.915.000 e 1.872.000 euro. La “classifica” vede poi nell’ordine: Sonico (1,7 milioni), Malonno (1,6), Cimbergo (1,4), Berzo Inferiore (1,3), Ponte (1,2) e Breno (1,1).
Sono 820 in tutto gli ettari di bosco andati distrutti sull’intero territorio di competenza dell’ente, pari all’1,50% di quelli camuni. In questo caso è Sonico il paese ad aver subito i danni maggiori, con 148 ettari di superfici schiantate, seguito da Ceto con 90 ettari e Paisco con 80.
A terra sono rimasti circa 200mila metri cubi di materiale legnoso, al 35% riutilizzabile come legname da opera per le segherie, il resto da cippare, quasi interamente nell’impianto di Ponte di Legno.
Sangalli presentando questi numeri ha voluto sottolineare che non sono ancora pervenuti al suo ufficio tutti i dati inerenti i danni provocati dagli eventi calamitosi, che alcune zone non sono ancora raggiungibili, e che il conteggio non tiene conto delle proprietà dei privati, per i quali dovrà essere emesso in un momento successivo un apposito bando per gli opportuni indennizzi.